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Campagna AIB 2023: segnalazione di incendi boschivi



Campagna AIB 2023. La Regione Campania ha lanciato una campagna di sensibilizzazione per la segnalazione di incendi boschivi. La campagna è rivolta a tutti i cittadini, che possono segnalare eventuali situazioni di pericolo chiamando uno dei numeri di emergenza disponibili:

  • Numero verde della Regione: 800-449911
  • Corpo Forestale dello Stato: 1515
  • Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco: 115
  • Protezione Civile Regionale: 800-232525

Chiamando uno di questi numeri, i cittadini possono fornire informazioni utili alle autorità per intervenire tempestivamente e prevenire la diffusione degli incendi.

La campagna AIB 2023 è un’importante iniziativa per la sicurezza dei boschi della Campania. I cittadini possono contribuire alla protezione dell’ambiente e della salute pubblica segnalando eventuali situazioni di pericolo.

Ecco alcuni consigli per prevenire gli incendi boschivi:

  • Non abbandonare rifiuti nei boschi.
  • Non accendere fuochi senza adottare le dovute precauzioni.
  • Non fare barbecue in prossimità di vegetazione.
  • Non usare fuochi d’artificio nei boschi.
  • Segnalare tempestivamente alle autorità eventuali situazioni di pericolo.

Insieme possiamo proteggere i nostri boschi!


La Regione Campania lancia una campagna di sensibilizzazione per la segnalazione di incendi boschivi.

Gli incendi boschivi sono un grave problema che può causare danni significativi all’ambiente, alla salute pubblica e all’economia. Ogni anno, gli incendi boschivi provocano la morte di persone, animali e piante, la distruzione di edifici e infrastrutture, e il rilascio di sostanze inquinanti nell’atmosfera.

La segnalazione di incendi boschivi è uno strumento importante per prevenirne la diffusione e limitare i danni. Quando si vede un incendio boschivo, è importante chiamare immediatamente le autorità competenti. Il numero di emergenza per gli incendi boschivi in Italia è il 1515.

Chiamando il 1515, si possono fornire informazioni utili alle autorità per intervenire tempestivamente e prevenire la diffusione degli incendi. Le informazioni che si possono fornire includono la posizione dell’incendio, la sua dimensione, la direzione del vento, e la presenza di persone o animali in pericolo.

La segnalazione di incendi boschivi è un dovere civico. Tutti hanno il diritto di vivere in un ambiente sicuro e sano, e tutti possono contribuire a prevenire gli incendi boschivi segnalandoli tempestivamente.

Ecco alcuni consigli per segnalare un incendio boschivo:

  • Chiamare il numero di emergenza 1515.
  • Fornire la posizione dell’incendio il più precisamente possibile.
  • Descrivere la dimensione dell’incendio e la direzione del vento.
  • Se possibile, segnalare la presenza di persone o animali in pericolo.

Segnalando gli incendi boschivi, si può contribuire a proteggere l’ambiente, la salute pubblica e l’economia




Il disordine climatico-ambientale dell’Anno 1779



Risposte dal passato per il presente: i disastri climatici e le calamità naturali del XVIII secolo in Italia.

Per conoscere e prevenire i dissesti idrogeologici del presente si rende necessaria la conoscenza non solo degli eventi disastrosi del passato dovuti ai disordini climatici, ma anche del continuum di eventi minori, che si manifestano con le stesse dinamiche e causano danni all’ambiente, all’economia e alla salute. Consultando l’enorme patrimonio documentale archivistico e librario potremo dare risposte attendibili agli eventi climatici del nostro tempo. Nel XVIII secolo, il carattere estremo e la grande variabilità climatica si manifestarono insieme a terremoti, esplosioni vulcaniche, incendi, epidemie e ad altre calamità naturali. In particolar modo, in Italia, l’inverno tra il 1778 e il 1779 diede inizio a uno degli anni tra i più terribili dal punto di vista climatico-ambientale.

Un viaggio nel tempo: ricostruire gli eventi climatico-ambientali del passato per comprendere il presente.

Per la comprensione dei grandi eventi idrogeologici del presente è di fondamentale importanza la ricostruzione storica degli episodi passati attraverso le abbondanti informazioni documentarie conservate negli archivi storici locali, al fine di evidenziare sia gli effetti patiti dai luoghi dove avvengono, sia i fattori influenti del sistema globale. Documenti ufficiali, corrispondenze tra privati, memorie, studi tecnici e riti religiosi con cui si chiede l’intermediazione di tutti i santi affinché piova, o perché si fermi il diluvio o altra calamità in atto, forniscono eccellenti insiemi di dati storico-ambientali di consistenza statistica sul disordine climatico dei secoli passati.

Apprendiamo così che la coesistenza di siccità e inondazioni nel bacino mediterraneo è un fenomeno storicamente noto. Il disordine nelle stagioni è testimoniato dall’enorme patrimonio documentale archivistico e librario, che conferma, già nei secoli scorsi, l’alternanza di periodi di siccità e periodi con qualità opposta, ovvero caratterizzati da piogge alluvionali, spesso accompagnate da inondazioni di fiumi e torrenti, frequentemente di tali intensità da interrompere tragicamente la vita e le attività degli uomini, distruggere raccolti, infrastrutture e interi villaggi.

In Italia, nei secoli XVII e XVIII, lo scambio di informazioni tra gli studiosi del tempo per spiegare i fenomeni climatici favorisce la discussione e il confronto tra fisici, astronomi, naturalisti e medici dando spazio a teorie e tesi, che vengono rese pubbliche grazie anche alla divulgazione della stampa, in un mondo che, anche se non vuole abbandonare superstizioni e credenze popolari, è ormai largamente dominato dal pensiero scientifico. Lo studio dei fenomeni naturali è basato essenzialmente sull’osservazione diretta e/o sulla ricerca storica utile a reperire dati in maniera rigorosa, a classificare ed analizzare. Certamente, non tutti i periodi di siccità sono stati riportati nella storia e, quindi, non tutti sono pervenuti ai posteri.

Descrizione immagine: Completa raccolta di opuscoli, osservazioni e notizie contenute nei giornali astrometeorologici dall’anno 1773 sino all’anno 1798 coll’aggiunta di alcune altre sue produzioni meteorologiche e publicate ed inedite
Volume 2
, Giuseppe Toaldo.
Una regola nella ricerca storico-ambientale per individuare i periodi di siccità: seguire gli anni piovosi.

Allo stesso tempo, gli eventi climatici estremi più distruttivi, generalmente, mettono in ombra nelle notizie di cronaca tutti gli altri eventi minori, seppur devastanti, fino addirittura ad eliminarne la memoria. In ogni caso, come sostiene nel Giornale per l’anno 1780, l’astronomo e meteorologo italiano, accademico di Padova, Giuseppe Toaldo, seguire gli anni piovosi può servire come regola nella ricerca storico-ambientale per individuare i periodi di siccità, e viceversa, poiché “dalle lunghe pioggie non vanno lontani i lunghi asciutti, benché talora non riferiti” (Ragionamento sopra la lunga siccità dell’Inverno 1779). Una sua particolare considerazione sul carattere “eccezionale” dell’inverno del 1779 denota l’atteggiamento dei contemporanei rispetto alle variazioni climatiche per nulla diverso da quello delle attuali generazioni: “è ben vero che questo fu un lungo asciutto, ma siamo soliti ad esagerare le cose presenti, per poco che si scostino dall’ordinario, anzi senza di questo ad ogni momento si ode gli uomini a dolersi; gran caldo, gran freddo, ec. Abbiate dunque, Signori, che stravaganze molto maggiori, come in ogni genere, così in questo dell’asciutto, occorsero nelle generazioni passate.”

Descrizione immagine: “Cronaca de’ lunghi asciutti, e di Fenomeni analoghi” – G. Toaldo, Giornale per l’anno 1780
La lunga e rigorosa catalogazione di eventi climatici estremi di Giuseppe Toaldo.

Attraverso la lunga e rigorosa catalogazione di eventi climatici estremi del Toaldo, apprendiamo che nel 1137 una terribile siccità accadde in Francia, tanto che pozzi e fontane si seccarono. I periodi di siccità possono durare mesi ma anche anni. Per gli anni 1159 e 1160, il Sigonio riferisce (de Regno Italiae, lib. 12) che dall’inizio di maggio fino alla fine di aprile dell’anno seguente, cioè per un anno, in tutta Italia non piovve mai. Talvolta la stagione, secca o umida, calda o fredda, domina per un determinato numero di anni, come avvenne per gli anni siccitosi 1472, 1473, 1474 in diversi paesi d’Europa, in particolare in Olanda e Francia, accompagnati da un caldo insopportabile.

Anche nel 1477 un lungo periodo di siccità portò fame e malattie. La cronaca riporta spesso di incendi accaduti nei lunghi periodi di siccità, come quelli degli anni 1472 e 1137. Nel 1473, sempre il Toaldo scrive che “tanto aridi erano i boschi, che pigliarono fuoco spontaneamente, e questo secco è famoso in tutte le Storie.” Nelle “Costituzioni epidemiche Modenesi”, il Ramazzini scrive che da novembre dell’anno 1690 fino a gennaio del 1691 non piovve e il clima fu estremamente caldo, ma alla fine del mese di gennaio, con il vento di Tramontana arrivò il freddo intenso. Dopo brevi piogge, la primavera fu calda come l’estate e l’estate successiva fu ardente: “non potevano gli uomini, e gli animali più vivere, e molti spezialmente i cani andavano in rabbia; ed una Coorte di altre malattie infestò il popolo; e questo secco, e questo caldo durò sino all’Equinozio di Autunno”. Peggio fu il 1694, 3 anni dopo: da gennaio, tutto l’inverno trascorse senza una goccia d’acqua. Seguirono poche piogge e il caldo estivo durò da aprile per il resto della primavera. Tutta l’estate seguente il caldo divenne intollerabile, fino all’autunno che seguì andamento simile in termini di siccità.

Il XVIII secolo: disordine climatico, terremoti, esplosioni vulcaniche, incendi, epidemie.

In particolar modo, nel XVIII secolo, il carattere estremo e la grande variabilità climatica si manifestarono insieme a terremoti, esplosioni vulcaniche, incendi, epidemie e ad altre calamità naturali. Periodi molto freddi si alternarono ad altri di grande caldo, ricorrendo la contemporaneità di eventi idrogeologici a carattere estremo con altri a impronta opposta. In Friuli diverse furono le inondazioni causate dai fiumi, in particolare dal Tagliamento. La Campania fu flagellata dall’eruzioni del Vesuvio, da alluvioni e colate rapide di fango.

Lo storico Girolamo Ferrari (Notizie Storiche della Lega, 1723) annota per l’anno 1718:“I Posteri dureranno fatica a credere che sieno scorsi novo mesi senza cadere stilla di pioggia, si può dire in tutta l’Europa […]. Seccati i fonti, i ruscelli, ed i minori canali, cercarono gli abitanti l’acqua per molte miglia ne’ fiumi più grossi; ed è accaduto che molti animali bevendo con ingordigia creparono sul luogo; […]”. E nel mese di luglio, nel padovano, “dall’eccessivo ardore dell’aere”, le canne e ogni altro cespuglio presero fuoco. Nell’anno 1755 si soffrì di un’altra grave siccità e il freddo fu così inteso che la laguna di Venezia gelò due volte, annota il Toaldo.

Ma l’inverno tra il 1778 e il 1779 diede inizio a uno degli anni tra i più terribili dal punto di vista climatico-ambientale, in particolare per l’Italia, in cui le diverse calamità naturali si susseguirono e, in determinati luoghi si manifestarono quasi contemporaneamente, sovrapponendo tutto il loro carico di effetti e devastazioni amplificando la loro potenza

L’inverno del 1778-1779: Un anno di calamità climatiche e ambientali senza precedenti che colpì l’Italia e l’Europa.

Sul finire dell’anno 1778, iniziò una lunga siccità per l’Europa intera che si prolungò fino alla primavera del 1779. Insieme alla siccità, il freddo gelido fu paragonabile a quello accaduto nel 1755 e la pressione barometrica si mantenne costantemente elevata molto al di sopra della media altezza, il cielo quasi sempre sereno e la temperatura dell’aria fu molto dolce. Nelle “Memorie e studi idrografici” del Servizio Idrografico, 1923 (Biennio 1921-1922, Volume 2, Ministero dei Lavori Pubblici, Roma, Tipografia del Senato), si legge che dalla metà di dicembre 1778 al mese di maggio 1779 a Milano vi fu una siccità straordinaria (solo 17.5mm di pioggia a fronte dei soliti 353,9mm che cadevano nello stesso intervallo di tempo) mentre a Livorno non cadde una goccia di pioggia. Le paludi a levante e a ponente del fiume di Camaiore, in vicinanze del mare furono disseccate. Sulle coste della Toscana e nel Porto di Genova fu osservato un notevole abbassamento del mare.

Nel Lazio la siccità si estese dai primi di gennaio ai primi di giugno (secondo Toaldo, in realtà, fino a dieci mesi senza pioggia significativa), tanto che nel “Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni” del 1855 (Volume 74), Gaetano Moroni scrive che la grandissima siccità aveva addirittura facilitato in modo singolare i lavori di prosciugamento delle Paludi Pontine e questo fu segno che il Cielo evidentemente favorisse sin dall’inizio la grandiosa impresa di Pio VI.

Nel Parmense la siccità durò quattro mesi, durante i quali i torrenti furono quasi asciutti. “I maggiori fiumi, non che i piccioli ruscelli, ed i fonti, erano così magri d’acqua, che il Pò nel Piemonte, l’Elba in Sassonia, si poteano guadare a cavallo, […] secchi quasi tutti i canali di Venezia”, registra il Toaldo.

Con la siccità sopraggiungono gli incendi e le epidemie.

Il fenomeno fu ovunque in Italia e si temeva una carestia generale, mentre i disastri si moltiplicavano. Con la siccità sopraggiungono gli incendi spontanei e nell’inverno del 1779 ardono lunghi tratti di bosco nei Colli Euganei. Non mancò l’inondazione del Tagliamento, che a Latisana fu disastrosa. Inoltre, da giugno a settembre del 1779 vi furono terribili terremoti a Bologna, afflitta da eventi simili nel 1505, anno in cui si soffrì analoga grande siccità. A Napoli, Portici, Sorrento e Massa, nei mesi di settembre, ottobre e dicembre vi furono scosse di terremoto con molte abitazioni lesionate (Intorno ai mezzi usati dagli antichi per attenuare le disastrose conseguenze dei terremoti, Antonio Favaro, Venezia, 1874).

Il caldo e la siccità prolungata danno luogo ad epidemie e il Cotugno scrive che sul finire dell’anno e dell’incendio del Vesuvio comparvero assai febbri nervinae rheumaticae (Annali delle epidemie occorse in Italia dalle prime memorie fino al 1850, Alfonso Corradi, Parte IV, Dispensa I, Bologna, 1876).

Gaetano DE BOTTIS, “Ragionamento istorico intorno all’eruzione del Vesuvio che cominciò il dì 29 luglio dell’anno 1779 e continuò fino al giorno 15 del seguente mese di agosto, Napoli, Stamperia Reale, 1779”, Tavola II. Incisione su rame. Disegnatore: Pietro FABRIS. Incisore: Francesco GIOMIGNANI.
L’eruzione del Vesuvio del 1779: Un evento climatico-ambientale di impatto devastante e i suoi effetti sulla storia e l’osservazione scientifica.

Nella estate del 1779, infatti, il giorno 29 di luglio, era iniziata anche una violenta eruzione del Vesuvio che continuò fino al 15 di agosto: “per le pietre infuocate, per la rena, per le pomici, e per la cenere, che caddero nelle montagne di Ottajanno, Somma e nelle contigue campagne, ed in quelle della terra di Palma, della Città di Nola, e luoghi vicini ne’ giorni 8, e 11 di Agosto lì restarono gli alberi di diversa specie in tal modo offesi, che comparvero indi, come osservar soglionsi nel cuor dell’inverno; e l’erbe tutte, e le altre tenere piante rimasero parimenti abbattute; ma indi poi dopo pochi giorni gli alberi tornarono verdi e le viti, i peri, i meli, i prugni, i mandorli, ed altri alberi rinverdirono, gemmarono, germogliarono, e in fine fruttarono di nuovo negli offesi campi. Dal mezzo delle pomici sursero delle erbe e delle piante, alcune delle quali fiorirono.” Così racconta il De Bottis, nel “Ragionamento istorico intorno all’eruzione del Vesuvio nel 1779”, inconsapevole che sul finire del secolo il vulcano avrebbe lasciato il segno indelebile di uno dei più devastanti eventi della sua storia eruttiva, l’eruzione del 1794.

Descrizione immagine: Gaetano DE BOTTIS, “Ragionamento istorico intorno all’eruzione del Vesuvio che cominciò il dì 29 luglio dell’anno 1779 e continuò fino al giorno 15 del seguente mese di agosto, Napoli, Stamperia Reale, 1779”

Gli effetti diretti o indiretti delle eruzioni sulle variazioni climatiche globali e locali non sfuggirono agli studiosi del passato. Giuseppe Toaldo, se anche non vedeva correlazioni, prescindendo dalle influenze reciproche degli eventi, rilevò – e come lui tanti altri osservatori del tempo – che nella storia ambientale, negli anni asciutti sempre, o contemporaneamente, o poco prima, o poco dopo, o tutto insieme, si verificano terremoti ed esplosioni vulcaniche. Bisognerà, però, attendere ancora due secoli affinché nel 1979 gli oceanografi americani Henry e Elizabeth Stommel dimostrino che l’eruzione del vulcano Tambora (1815), accaduta nell’arcipelago indonesiano della Sonda, abbia determinato nell’Europa occidentale l’anomalia climatica del 1816, un anno senza estate. Ma questa è un’altra storia.




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Impegno civico a tutela dell’Ambiente

Leggi le informazioni prima di aderire!


QUESTA CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE E’ VALIDA SOLO PER LA CAMPANIA

Tutela dell’Ambiente
Il patrimonio dell’Umanità i Boschi e le Foreste

L’osservatore civico è un cittadino che autonomamente si dona alla missione di tutelare l’ambiente, opera sia da solo che in gruppo con altri osservatori civici.

Individuazione Discariche
Una discarica di rifiuti in un’area Montana

Individua punti di abbandono e di discariche illecite di rifiuti, da solo o con altri Osservatori segnala alle autorità i Siti Inquinati chiedendone il ripristino dell’area.

Roghi di Rifiuti e Montani
Incendio in un Bosco

E’ una Vedetta Antincendio. Si occupa di tenere sotto osservazione i versanti montani e i siti di discariche che corrono il rischio di essere incendiate da criminali.


Puoi dare un contributo importante nel periodo degli incendi Boschivi, diventando Osservatore Civico automaticamente diventi anche Vedetta Antincendio Civica, il CNSBII, ti da l’opportunità di vivere un’esperienza unica a tutela dei Boschi e delle Foreste.

Monica Calvanese – Vice Coordinatrice CNSBII


L’Osservatore civico si assume, volontariamente e gratuitamente, il compito di segnalare le situazioni di particolare criticità ambientale, come roghi, abbandono di rifiuti, sversamenti in acqua o emissioni in aria alle Istituzioni competenti. Sono tutti fenomeni suscettibili di ricadute igienico-sanitarie e pertanto é importante che le segnalazione vengano fatte tempestivamente affinché la risposta e la soluzione delle criticità segnalate possa essere rapida ed efficace.

A tale scopo gli Osservatori Civici possono avvalersi di un’App messa a punto dalla SMA CAMPANIA, società in house della Regione Campania, storicamente impegnata nelle attività di prevenzione e contrasto degli incendi boschivi.

L’app, una volta installata sul proprio cellulare, permette di scattare fotografie georeferenziate delle criticità ambientali riscontrate. Le foto verranno inviate con un report alle competenti amministrazioni e istituzioni (Comune, Polizia Municipale, Vigili del Fuoco, Procure), affinché possano essere stabiliti gli interventi più adatti.

snow sea dawn landscape
Photo by isidoor on Pexels.com

Cenere e aria irrespirabile. L’11 luglio del 2017 sarà ricordato per sempre come uno dei giorni più brutti della storia del Vesuvio, simbolo di Napoli, della nostra terra. Il vulcano infuriava l’incendio più drammatico di sempre, per la mano distruttrice dell’uomo. 1980 ettari bruciati, un terzo del Parco Nazionale istituito nel 1995.

fonte: www.vesuviolive.it

Le immagini a confronto dell’incendio del luglio del 2017

Allo stesso tempo le fotografie permettono un aggiornamento continuo della banca dati con l’evidenza dei punti di maggiore rischio da monitorare, per predisporre presidi e soluzioni atte contrastare ogni illecito ambientale.

L’Osservatore civico non ha solo compiti di segnalazione, ma anche di (in) formazione della collettività e di formulazione di proposte di risoluzione finalizzate al contrasto dei vari rischi ambientali, tramite procedure di Audit, ossia consulte su temi ambientali, presso i comuni firmatari del Patto per la terra dei fuochi. Quindi una forma di partecipazione attiva dei cittadini, come previsto dal protocollo del patto per la terra dei fuochi.

Può svolgere il compito di osservatore civico qualsiasi cittadino italiano che non abbia pendenze o precedenti penali e che abbia maturato una conoscenza del proprio territorio e delle problematiche ambientali ivi presenti.

L’attività degli Osservatori Civici è supportata da un Ufficio di Segreteria, che svolge diversi compiti e funzioni, sempre a titolo completamente gratuito.

La segreteria recepisce la domanda dell’aspirante osservatore civico, presentata attraverso un form on line sul sito www.osservatoricivici.it e provvede alla valutazione della sua accettazione (salvo casi particolari di motivata opposizione) e successiva registrazione e iscrizione all’albo degli osservatori civici ed alla comunicazione del nominativo alla SMA CAMPANIA affinché possa utilizzare l’app dedicata alle segnalazioni.

L’Ufficio di segreteria gestisce l’archivio delle iscrizione e mantiene i contatti con gli Osservatori Civici, promuovendo incontri di formazione sul ruolo degli Osservatori Civici e, quando possibile, supportandoli durante le procedure di Audit.

Inoltre raccoglie e archivia le singole segnalazioni degli osservatori civici, sia per monitorare i singoli comuni e le risposte delle amministrazioni locali, sia per fornire un inquadramento più generale e ampio delle problematiche da risolvere, riferendosi al quadro normativo e alle attività predisposte dal Delegato per la terra dei fuochi dal Ministero degli Interni.

Programma infine iniziative di formazione dirette oltre che agli stessi osservatori civici, alla popolazione o ad altri target sensibili (es. scuole od operatori).

Strategia
  • Saper comunicare con la Pubblica Amministrazione
  • Essere dotato di dialogo diplomatico e diretto alla risoluzione delle problematiche
  • Sa essere incisivo ove necessario nelle eventuali attività confronto con Istituzioni e Cittadini

Crescita

La tutela dell’Ambiente passa per una corretta Educazione Civica

Michele Buscè

Successo

Solo con l’impegno continuo a tutela dell’Ambiente si potranno avere risultati. Solo diffondendo i principi dell’Educazione Civica potranno esserci Cittadini attenti e rispettosi dell’ambiente e del prossimo.

Abbiamo bisogno del tuo supporto civico, per dare un cambiamento unico e radicale alla società che ha deciso di disinteressarci alla tutela dell’Ambiente!
Diventa Osservatore Civico e pensa di entrare a far parte della nostra Organizzazione.
In Campania per essere Volontario del CNSBII devi prima avere la qualifica di Osservatore Civico.

Chi siamo

Il CNSBII è il gruppo tecnico ambientale dell’Organizzazione di Volontariato “Nuove Prospettive”. Il CNSBII ha creato delle figure interne tra queste la Vedetta Anticendio Osservatore Civico.

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