Come segnalare inquinamenti dell’acqua
Perché è importante sapere cosa fare se l’acqua è inquinata
Segnalare un inquinamento dell’acqua non è solo un gesto civico, ma un atto che può realmente cambiare il destino di un territorio. Non si tratta soltanto di corsi d’acqua visibilmente compromessi: basta uno scarico abusivo, un liquido maleodorante da un tombino, una moria di pesci, o una strana colorazione del torrente per accendere un campanello d’allarme.
Molti cittadini, di fronte a queste situazioni, si sentono impotenti. Non sanno chi chiamare, se serva una PEC, se rischiano qualcosa allegando delle foto, o se la loro segnalazione finirà ignorata.
Questi dubbi sono tra i principali motivi per cui molti illeciti ambientali restano impuniti. E nel silenzio dell’inerzia, interi ecosistemi si degradano.
“L’ambiente non ha voce. Tocca a noi parlare per lui.”
Il Corpo Civico Nazionale delle Sentinelle dei Bacini Idrografici Italiani (CNSBII) ha raccolto negli anni centinaia di segnalazioni da parte di cittadini, residenti, escursionisti, tecnici, volontari e studenti.
Abbiamo letto documenti scritti male, aiutato persone confuse su chi fosse competente, ascoltato dubbi legittimi. Da queste esperienze è nata questa guida, pensata per essere chiara, concreta e accessibile a tutti, indipendentemente dal livello di istruzione.
Il primo dubbio: chi devo contattare se vedo un inquinamento?
È da qui che tutto comincia. Davanti a una chiazza di liquame, uno scarico sospetto o uno stagno dall’odore nauseante, il primo istinto è quello di indignarsi. Il secondo è farsi domande:
- Mi rivolgo ai Carabinieri Forestali o al Comune?
- Serve una PEC?
- Posso restare anonimo?
- E se nessuno mi risponde, avrò solo perso tempo?
In molti casi, le istituzioni non offrono risposte chiare, e i siti ufficiali non aiutano. È qui che entra in gioco la cittadinanza attiva, non come improvvisazione, ma come partecipazione consapevole, regolata e perfettamente legittima.
Un esempio concreto: la Campania come caso nazionale
La Regione Campania rappresenta una sintesi emblematica dei problemi idrici italiani. Qui troviamo:
- fiumi e torrenti inquinati da scarichi civili e industriali;
- depuratori sequestrati o inattivi;
- corsi d’acqua tombati, deviati o prosciugati;
- bacini interrati da fanghi e sedimenti non rimossi.
Torrenti come Solofrana, Irno, Tusciano, Calore, Clanio sono solo alcuni esempi di situazioni croniche, spesso aggravate da assenza di manutenzione e da una frammentazione eccessiva delle competenze.
“Molte delle bonifiche avviate negli ultimi anni sono partite da una semplice segnalazione civica.”
Centinaia di chilometri di corsi d’acqua in Italia sono in condizioni simili a quelli campani, ma non ricevono lo stesso livello di attenzione mediatica o politica. Eppure, sono proprio i cittadini – armati solo di osservazione e tenacia – ad aver smosso le acque, nel vero senso della parola.
A chi è utile questa guida
Questa guida è destinata a chiunque voglia tutelare un fiume, una fonte, un canale o una zona umida. Non serve essere esperti: bastano consapevolezza, metodo e senso civico.
È utile a:
- residenti che notano anomalie vicino a casa;
- escursionisti, guide ambientali o sportivi che frequentano ambienti naturali;
- cittadini attivi e volontari di associazioni;
- insegnanti o studenti coinvolti in progetti di educazione ambientale;
- amministratori pubblici, tecnici comunali o forze dell’ordine che vogliono formarsi sul tema.
Come distinguere tra segnalazione penale e segnalazione amministrativa
Uno dei nodi principali quando si assiste a un possibile inquinamento idrico è capire a chi rivolgersi: alle forze dell’ordine, agli enti pubblici o a entrambi?
Non si tratta di una formalità. Identificare correttamente il tipo di illecito incide sulla tempistica delle risposte, sull’efficacia degli interventi e sulla possibilità che il problema venga realmente risolto.
Segnalazione amministrativa: quando e a chi inviarla
Una segnalazione amministrativa è utile quando si osserva un’anomalia che non configura necessariamente un reato, ma rappresenta comunque una violazione della normativa ambientale o un pericolo per la salute pubblica.
Esempi frequenti:
- presenza di schiume o acque scure in un canale secondario;
- ristagno di liquami da tombini o griglie di scolo;
- mancata manutenzione di tratti fognari;
- cattivo funzionamento di un depuratore comunale;
- scarico collegato alla rete pubblica ma senza autorizzazione nota;
- tubature rotte che riversano reflui nel terreno o in strada.
In questi casi si può inviare una segnalazione a:
- Comune, tramite l’Ufficio Ambiente o Polizia Locale;
- Provincia o Città Metropolitana, se competente su impianti o corsi d’acqua;
- Regione, soprattutto se coinvolge scarichi industriali, zootecnici o agricoli;
- ARPA regionale (es. ARPA Campania, ARPA Piemonte, ARPA Toscana), che può attivare sopralluoghi, campionamenti e controlli tecnici;
- Gestori del servizio idrico, quando si sospetta un malfunzionamento delle reti.
Una segnalazione amministrativa può essere inviata via PEC, ma anche via email ordinaria o tramite protocollo cartaceo. L’importante è che sia chiara, documentata, completa e firmata.
Segnalazione penale: quando si configura un reato ambientale
La segnalazione penale è necessaria quando si assiste a un fatto che, per evidenza, entità o ripetitività, potrebbe costituire un reato perseguibile penalmente. In Italia i reati ambientali sono definiti dal Titolo VI-bis del Codice Penale, introdotto con la Legge 68/2015.
Esempi tipici:
- sversamenti di rifiuti liquidi industriali in corsi d’acqua;
- presenza di odori chimici persistenti, schiume dense o colorazioni insolite;
- morie di fauna ittica o vegetazione fluviale a seguito di scarichi;
- liquidi maleodoranti provenienti da cisterne o autobotti scaricate in modo illecito;
- uso di sostanze pericolose non dichiarate.
In questi casi, è necessario avvisare:
- Carabinieri Forestali, competenti per i reati ambientali in aree rurali e naturali;
- Polizia Municipale, se il fatto avviene in ambito urbano;
- Guardia Costiera, se coinvolge acque marine, costiere o portuali;
- Procura della Repubblica, nei casi più gravi o se si vuole formalizzare un esposto.
Le due strade possono convivere
Un errore comune è pensare che si debba scegliere tra l’una o l’altra via. In realtà, le due tipologie di segnalazione sono complementari.
La via amministrativa consente agli enti di avviare ispezioni, sanzioni e diffide. La via penale, invece, attiva meccanismi più incisivi: sequestri, indagini, responsabilità personali.
In molti casi, procedere su entrambi i fronti è la scelta più efficace. Non c’è nulla di scorretto nel rivolgersi a più soggetti contemporaneamente, purché i contenuti siano coerenti, i fatti verificabili e i toni rispettosi.
Dubbi frequenti: posso sbagliare? Posso essere perseguito?
Uno dei timori più diffusi è quello di “fare un errore” nella segnalazione o di esporsi a conseguenze legali.
Chiariamo subito: in Italia segnalare un possibile reato ambientale è un diritto tutelato dalla Costituzione, e non può comportare alcuna forma di persecuzione o responsabilità civile, a meno che non si agisca con dolo o calunnia.
“Segnalare non è un’accusa. È una richiesta di accertamento.”
Se i fatti riportati sono veri, e la comunicazione è inviata con buona fede, nessuno potrà mai accusare il cittadino di aver fatto qualcosa di sbagliato. Al contrario, la sua azione può risultare determinante per avviare controlli, bloccare un danno o salvare un ecosistema.
Cosa fare in caso di dubbio
Se non si è certi della natura dell’evento osservato (amministrativo o penale), la soluzione migliore è procedere su entrambi i canali, allegando foto, descrizione, data e luogo. Saranno poi gli enti preposti a valutare se è il caso di avviare un procedimento penale o attivare misure amministrative.
Come scrivere una segnalazione efficace: forma, contenuto e invio
Una segnalazione ambientale non ha bisogno di essere lunga, tecnica o formale come un atto legale. Ma deve essere chiara, completa, verificabile e rispettosa.
Scrivere bene una segnalazione significa aumentare le probabilità che venga letta, presa in carico e trasformata in un’azione concreta.
I 5 elementi essenziali
Ogni buona segnalazione dovrebbe contenere:
1. Descrizione sintetica dell’accaduto
Spiega con parole semplici cosa hai osservato: cosa è successo, dove, quando e in quali condizioni.
Esempio: «Il giorno 7 luglio 2025 alle ore 11:30, lungo il canale secondario che costeggia via delle Viole (Comune di V…), ho notato un liquido scuro e maleodorante fuoriuscire da un tubo in PVC che scaricava direttamente nel torrente.»
2. Luogo preciso
Indica esattamente dove è avvenuto il fatto. Se possibile, inserisci coordinate GPS, indirizzi, punti di riferimento, località catastali, nome del corso d’acqua.
3. Data e ora
Segnalare l’orario aiuta a ricostruire la dinamica. Se l’evento è ricorrente, specifica la frequenza o da quanto tempo lo osservi.
4. Allegati visivi (foto/video)
Le immagini sono fondamentali. Includi foto ben leggibili, con il luogo visibile e magari un orologio o un giornale per datare l’evento. Se hai un video, segnalalo e indica che può essere fornito su richiesta.
5. Dati personali del segnalante
Una segnalazione firmata ha molto più valore. Inserisci: nome e cognome, comune di residenza, recapito email o numero di telefono. Se hai un’associazione o un ente, specificalo.
⚠️ In caso di timore per la propria sicurezza, si può anche chiedere l’anonimato, ma la segnalazione dovrà essere comunque ben documentata.
Come strutturare il testo
Non è necessario seguire uno schema rigido, ma una buona struttura può aiutarti. Ecco un esempio:
Oggetto: Segnalazione ambientale – scarico sospetto nel torrente Rio Secco (Comune di X)
Testo:
Buongiorno,
il sottoscritto [Nome e Cognome], residente a [Comune], segnala quanto segue:
in data [gg/mm/aaaa], alle ore [hh:mm], ho osservato la presenza di [descrizione del fenomeno] nel tratto del torrente Rio Secco, nei pressi di [via/località/coordinata GPS].
L’evento si è ripetuto anche nei giorni precedenti. Il liquido aveva [colore, odore, densità] ed era accompagnato da [eventuali morie di fauna, presenza di schiuma, rumori, ecc.].
In allegato alla presente si trasmettono n. [X] fotografie scattate sul posto.
Chiedo un pronto riscontro da parte dell’amministrazione competente e, ove necessario, l’attivazione delle procedure di verifica e intervento.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti e ringrazio anticipatamente.
Cordiali saluti,
[Firma, recapiti]
Dove e come inviarla
A seconda della gravità del fatto e del tipo di segnalazione, puoi inviarla:
- via PEC (consigliato per avere una ricevuta ufficiale);
- via email ordinaria, se l’ente lo permette;
- tramite protocollo cartaceo, recandoti fisicamente all’ufficio;
- attraverso portali ufficiali (alcune ARPA e Regioni hanno moduli online);
- in allegato a un esposto da inviare a più soggetti (Polizia, Comune, ARPA).
Importante: conserva sempre copia della segnalazione, delle ricevute e di tutto ciò che invii, con data, ora e destinatari.
Alcuni accorgimenti utili
- Evita toni aggressivi o giudizi morali: non accusare, limita la segnalazione ai fatti osservati.
- Non usare frasi vaghe come “secondo me è grave” o “a mio parere è tossico”. Concentrati su ciò che hai visto e documentato.
- Se il problema persiste, non arrenderti: un sollecito o un’integrazione con nuove prove può fare la differenza.
- Se ricevi risposta, annotala: potrebbe essere utile in una successiva comunicazione.
Cosa fare se gli enti non rispondono: solleciti, accessi e rimedi
Una delle esperienze più frustranti per un cittadino attivo è vedere cadere nel silenzio una segnalazione ambientale ben scritta, documentata e inviata agli enti competenti.
Purtroppo, accade molto più spesso di quanto si creda. Ritardi, omissioni, rimpalli di competenze e mancanza di personale sono tra le principali cause. Ma il silenzio amministrativo non è mai neutro: può diventare corresponsabilità.
Primo passo: inviare un sollecito formale
Dopo 30 giorni dalla trasmissione della segnalazione (o prima, se il fatto è grave e persistente), si può inviare un sollecito scritto, ricordando all’Ente:
- il contenuto della segnalazione originaria;
- la data dell’invio e i destinatari coinvolti;
- l’assenza di risposta o intervento;
- la richiesta esplicita di attivazione o di chiarimenti.
Esempio:
Oggetto: Sollecito alla segnalazione ambientale trasmessa il [data] – Scarico abusivo in località [nome]
Testo:
Con la presente, il sottoscritto [Nome], in riferimento alla segnalazione già trasmessa in data [gg/mm/aaaa] riguardante lo sversamento anomalo osservato in località [descrizione luogo], sollecita un riscontro da parte dell’amministrazione.
A tutt’oggi, non risultano pervenute comunicazioni ufficiali o riscontri di intervento. Si chiede pertanto di conoscere lo stato del procedimento e, se avviato, l’ente eventualmente incaricato dei controlli.
Si resta a disposizione per ogni utile chiarimento.
Cordiali saluti
[Firma e recapiti]
Secondo passo: esercitare il diritto di accesso civico
In base al D.Lgs. 33/2013, ogni cittadino ha diritto a conoscere:
- se l’ente ha aperto un fascicolo,
- se ha delegato altri soggetti a intervenire,
- quali esiti ha prodotto l’attività ispettiva.
Dopo un silenzio persistente, si può inviare una richiesta di accesso civico generalizzato, motivata e scritta in modo garbato ma fermo.
Esempio:
Oggetto: Richiesta di accesso civico generalizzato ai sensi del D.Lgs. 33/2013
Testo:
Il sottoscritto [Nome], ai sensi dell’art. 5, comma 2 del D.Lgs. 33/2013, chiede di poter accedere alle seguenti informazioni:
- Stato del procedimento avviato in seguito alla segnalazione ambientale presentata in data [gg/mm/aaaa];
- Eventuali comunicazioni intercorse tra l’Ente e altri soggetti;
- Atti di accertamento, sopralluogo o verifica eventualmente redatti;
- Esito dell’istruttoria, se conclusa.
La presente richiesta è fondata su finalità di tutela ambientale e interesse civico. Si prega di voler rispondere nei termini di legge.
Distinti saluti
[Firma, contatto, indirizzo PEC]
Terzo passo: segnalare l’inerzia alla Prefettura o a enti superiori
Se anche il sollecito e l’accesso non producono effetti, è legittimo inviare un’esposizione alla Prefettura, alla Regione o ad altri enti di vigilanza, allegando:
- copia della segnalazione iniziale;
- copia del sollecito;
- eventuale mancata risposta.
Importante: mantenere sempre un tono civile, documentato, costruttivo. L’obiettivo non è sanzionare, ma ottenere una presa in carico reale del problema.
Quando segnalare il silenzio è un dovere
Il silenzio amministrativo non è solo una mancanza di cortesia istituzionale. In alcuni casi può configurare:
- inadempimento procedurale (art. 2 della L. 241/1990);
- omissione d’atti d’ufficio (art. 328 del Codice Penale), se esistono gravi danni per ambiente o salute;
- lesione del diritto di partecipazione, se il cittadino non può conoscere l’esito di quanto segnalato.
Non arrendersi mai: la pressione civica funziona
In molte occasioni, un semplice sollecito ben scritto ha riattivato procedimenti fermi da mesi. La chiarezza, la continuità e la documentazione sono armi potentissime. E quando si è in rete, con altri cittadini o associazioni, la forza diventa collettiva.
Segnalare un silenzio non è polemica, ma parte integrante del controllo civico. Anche in assenza di risposta, il segnalante ha già lasciato una traccia: una PEC, un messaggio, un atto protocollato che potrà avere valore anche a distanza di tempo.
🛑 Autorità giudiziarie e polizia giudiziaria: quando la segnalazione non prevede risposta
Un punto fondamentale da chiarire è che non tutte le istituzioni sono obbligate a fornire un riscontro al cittadino che effettua una segnalazione ambientale. In particolare, Procure della Repubblica e forze di polizia giudiziaria (Carabinieri Forestali, Guardia Costiera, Polizia Provinciale, ecc.) non rientrano tra i soggetti destinatari di solleciti o richieste di accesso civico.
Questi organi svolgono funzioni investigative e giudiziarie disciplinate dal Codice di Procedura Penale e sono sottoposti al principio del segreto istruttorio. Pertanto:
- non hanno obbligo di fornire aggiornamenti o risposte formali al cittadino segnalante;
- non sono tenuti a confermare l’avvio di un’indagine o la presa in carico del fatto denunciato;
- non è possibile presentare accessi agli atti nei loro confronti, né solleciti sull’andamento del caso.
Questo non significa che la segnalazione sia inutile: al contrario, una comunicazione inviata agli organi di polizia giudiziaria può avviare immediatamente indagini, accertamenti o sequestri, soprattutto se corredata da prove fotografiche, coordinate, orari e descrizioni puntuali.
Ciò che non bisogna aspettarsi, però, è una risposta scritta, un aggiornamento formale o una notifica dell’esito: l’azione giudiziaria segue altri canali, altri tempi, e si svolge in un quadro diverso da quello amministrativo.
✅ Perché è importante coinvolgere anche un ente amministrativo
Proprio per questa ragione, è fortemente consigliato inviare la segnalazione anche a un ente amministrativo competente, come:
- Comune (Ufficio Ambiente o Polizia Locale),
- Regione,
- ARPA regionale,
- Autorità di Bacino,
- Ente Parco o Consorzio di Bonifica.
Questi enti, diversamente dalla Procura o dai Carabinieri, sono tenuti per legge a rispondere, anche nei casi in cui il fatto segnalato non configuri un reato, ma rappresenti comunque una violazione ambientale, sanitaria o urbanistica.
Inoltre, nel caso in cui il fatto non venga ritenuto penalmente rilevante, l’intervento amministrativo può comunque attivare controlli, ispezioni o provvedimenti sanzionatori, spesso decisivi per la risoluzione concreta del problema.
🔁 Due canali paralleli, due logiche diverse, un unico obiettivo
In sintesi, è strategicamente utile e legittimo inviare una doppia segnalazione, scegliendo destinatari diversi a seconda della natura dell’illecito, senza confondere però i ruoli:
| Destinatario | Ruolo | Risposta attesa |
|---|---|---|
| Comune, Regione, ARPA, ecc. | Amministrativo, tecnico, ambientale | Sì (obbligatoria) |
| Procura, Carabinieri, ecc. | Giudiziario, investigativo, repressivo | No (nessuna risposta prevista) |
Questa differenza deve essere ben compresa da ogni cittadino attivo: non ricevere risposta dalla Procura o dai Carabinieri non significa che la segnalazione sia stata ignorata. In molti casi, è proprio il silenzio operativo a precedere un’azione concreta sul campo.
Le conseguenze della segnalazione: cosa succede dopo, chi interviene e cosa aspettarsi davvero
Effettuare una segnalazione ambientale non significa semplicemente “denunciare un fatto”: significa attivare una catena di responsabilità, che può essere lunga, frammentata o efficace, a seconda dei soggetti coinvolti e della chiarezza dell’atto trasmesso. In questa sezione analizziamo cosa accade dopo che una segnalazione viene inviata e quali sono i possibili sviluppi concreti, amministrativi o penali.
La ricezione della segnalazione: protocollo e smistamento
Quando una PEC, una email ordinaria o una comunicazione cartacea arriva a un ente, questa viene in genere protocollata e registrata con data, ora e numero di ingresso. A quel punto l’ufficio di segreteria o protocollo provvede, almeno in teoria, allo smistamento verso l’ufficio competente.
Se la segnalazione è indirizzata correttamente (ad esempio all’Ufficio Ambiente o alla Polizia Locale per il Comune), sarà presa in carico da personale tecnico o ispettivo. Se invece è giunta a un ufficio non competente, dovrebbe essere inoltrata internamente all’ufficio corretto. In casi di disorganizzazione amministrativa, può però accadere che la comunicazione resti inevasa o venga trattata con superficialità, soprattutto se mancano dati essenziali o il tono è percepito come poco formale.
Ecco perché è essenziale scrivere una segnalazione chiara, ben strutturata e con tutte le informazioni utili.
Cosa può accadere nei giorni successivi
Nei casi più virtuosi, entro pochi giorni dalla ricezione:
- un tecnico del Comune o dell’ARPA effettua un sopralluogo nel sito segnalato;
- si procede al prelievo di campioni per analisi chimiche e batteriologiche;
- si verifica la conformità degli scarichi e delle autorizzazioni esistenti;
- si redige un verbale di accertamento o una relazione tecnica interna;
- l’ufficio responsabile invia una risposta scritta al segnalante, informandolo sugli esiti preliminari.
Questa sequenza, purtroppo, non è affatto garantita, soprattutto nei contesti in cui mancano risorse, personale o volontà amministrativa. In molte realtà locali, la risposta può arrivare dopo mesi, o addirittura non arrivare affatto, a meno che non si eserciti pressione civica.
Cosa accade se si configura un illecito
Se, a seguito della segnalazione, l’ente riscontra una violazione effettiva, può adottare diversi provvedimenti:
- Diffide o ordinanze per eliminare l’anomalia entro un certo termine;
- Sanzioni amministrative (pecuniarie) per i responsabili dell’abuso;
- Denunce o comunicazioni di reato alla Procura, se si ravvisa un illecito penale;
- Richiesta di intervento ad altri enti competenti, come ARPA, Regione, ASL o Prefettura.
È bene sapere che non tutti gli interventi diventano immediatamente visibili al cittadino. In molti casi, le attività istruttorie si svolgono per settimane senza segnali esterni, e solo una successiva richiesta di accesso civico permette di conoscerne gli sviluppi.
Chi può intervenire, caso per caso
La pluralità di competenze rappresenta uno degli ostacoli principali nella gestione delle segnalazioni. Un singolo evento può coinvolgere:
- il Comune, per quanto riguarda scarichi urbani, tombini, fognature, rifiuti abbandonati, edilizia;
- l’ARPA, per l’analisi delle acque, dell’aria e del suolo;
- la Regione, per impianti industriali, zootecnia, autorizzazioni ambientali;
- il gestore del servizio idrico, per depuratori, fognature e impianti di sollevamento;
- la ASL, per valutazioni di rischio sanitario;
- la Prefettura, se vi è un problema d’ordine pubblico o inerzia dei Comuni;
- la Procura, se emerge un’ipotesi di reato ambientale;
- le forze dell’ordine, se si rende necessario un sequestro o un’indagine.
Proprio per questo, spesso è preferibile inviare la segnalazione a più enti contemporaneamente, affinché ognuno attivi le proprie competenze e, dove necessario, collabori con gli altri.
Quanto tempo occorre per vedere un risultato?
È difficile dare una tempistica standard, ma si possono indicare alcune medie realistiche in base all’esperienza civica:
- Risposta a una PEC amministrativa: entro 30 giorni (art. 2, L. 241/1990), ma spesso occorre un sollecito;
- Sopralluogo tecnico (Comune o ARPA): da 7 a 60 giorni, secondo priorità e risorse disponibili;
- Emissione di ordinanza o diffida: entro 90 giorni nei casi più gravi o evidenti;
- Risposte a richieste di accesso civico: entro 30 giorni, salvo proroghe giustificate;
- Avvio di procedimento penale: imprevedibile, spesso non comunicato al cittadino.
In sintesi: non è la tempestività il parametro principale, ma la tracciabilità. Una segnalazione ben documentata lascia un’impronta duratura, anche se l’effetto si manifesta più avanti nel tempo.
L’importanza di tenere un diario delle segnalazioni
Ogni cittadino attivo dovrebbe tenere traccia delle proprie comunicazioni, annotando:
- data e ora dell’invio;
- indirizzi email e PEC a cui è stata inviata;
- protocollo ricevuto (se presente);
- eventuali risposte o assenze di riscontro;
- allegati trasmessi (foto, mappe, video, relazioni).
Questo diario civico può essere utile per costruire una memoria delle situazioni denunciate, difendersi in caso di contenzioso, o dimostrare alla stampa o ad altri enti la bontà e la costanza della propria azione.
Quando la segnalazione ha un impatto reale
Anche quando sembra ignorata, una segnalazione ambientale può:
- entrare in un fascicolo penale, anche senza informare chi l’ha inviata;
- essere usata come presupposto di un sequestro o di una perizia tecnica;
- venire ripresa da giornalisti, attivisti o altri cittadini;
- generare pressione istituzionale indiretta, spingendo un sindaco o un dirigente ad agire;
- diventare prova in una futura conferenza di servizi o procedimento amministrativo.
Ogni segnalazione, se onesta e ben scritta, ha valore, anche se il risultato non è immediato.
Scrivere una segnalazione efficace: struttura, linguaggio, allegati e invio
Dopo aver compreso cosa segnalare, a chi inviare la segnalazione e cosa aspettarsi dopo, il passo decisivo è scrivere concretamente il testo. Questa sezione fornisce indicazioni pratiche per redigere una segnalazione efficace, credibile e difficilmente ignorabile, anche da parte di enti poco collaborativi.
La struttura ideale della segnalazione
Una segnalazione efficace deve avere una struttura chiara e leggibile, composta da 5 blocchi principali:
1. Intestazione con i dati del mittente
Indicare nome, cognome, eventuale ente di riferimento (associazione, gruppo civico, comitato), recapiti (telefono, email, indirizzo) e data di invio.
Esempio:
Mario Rossi
Presidente Organizzazione o Titolo persona o nulla.
Tel. 000 000 0000 – Email: tuaemail@email.tua
Milano (Mi), 9 luglio 2025
2. Oggetto della segnalazione
Una riga secca e mirata, che permetta a chi legge di comprendere subito il tema.
Esempio:
Oggetto: segnalazione di possibile inquinamento idrico presso il Torrente X – Comune di Y
3. Descrizione dettagliata del fatto
Qui bisogna raccontare l’accaduto in modo chiaro, neutrale e oggettivo, specificando:
- dove si trova il punto critico (via, coordinate GPS, descrizione ambientale);
- cosa si è osservato (liquidi, odori, colorazioni, fauna morta, condotte visibili);
- da quanto tempo si verifica (occasionalmente, periodicamente, da giorni/settimane/mesi);
- quali sono gli elementi che fanno sospettare un inquinamento.
Esempio:
In data 7 luglio 2025, durante un’escursione guidata lungo il Sentiero del Fiume X, nel territorio del Comune di Y, ho notato la presenza di liquidi maleodoranti con colorazione biancastra fuoriuscire da una condotta in calcestruzzo, priva di segnaletica, che scarica direttamente nel torrente. Il fenomeno era già stato notato da escursionisti nei giorni precedenti. L’acqua presentava schiuma persistente e assenza di fauna ittica visibile.
4. Motivazione e richieste
Spiegare perché si ritiene grave la situazione e cosa si chiede agli enti destinatari.
Esempio:
Ritenendo che tale situazione possa costituire un pericolo per l’ambiente e la salute pubblica, nonché violare le normative vigenti in materia di scarichi idrici e tutela dei corpi idrici superficiali, si richiede:
- un immediato sopralluogo tecnico con rilievi analitici dell’acqua;
- la verifica dell’autorizzazione allo scarico;
- l’individuazione del soggetto responsabile e, se del caso, l’adozione di provvedimenti sanzionatori o cautelari.
5. Firma e saluti
Chiudere con formula di cortesia, firma leggibile e disponibilità a fornire ulteriori dettagli.
Esempio:
In attesa di un cortese riscontro e restando a disposizione per eventuali chiarimenti o approfondimenti,
Distinti saluti
Mario Rossi
(firma digitale o autografa se necessario)
Il linguaggio: sobrio, preciso, non aggressivo
Evita frasi allarmistiche o accuse dirette (“vergognoso”, “nessuno fa nulla”, “ho già denunciato tutti”). Usa un tono civile, istituzionale ma fermo, con verbi al presente o al passato prossimo, evitando eccessive subordinazioni. Ogni frase deve essere facilmente comprensibile anche da un lettore non esperto.
Parole da usare con cautela (solo se strettamente motivate): disastro ambientale, reato, omissione, negligenza grave, abbandono, inadempienza.
Parole preferibili: presunta anomalia, possibile inquinamento, necessità di verifica urgente, richiesta di accertamento, traccia visibile di scarico non identificato, riscontro tecnico auspicato.
Allegati consigliati
Per rafforzare la segnalazione è sempre utile allegare:
- foto e video, con data/ora e angolazioni diverse;
- coordinate GPS del punto segnalato (da Google Maps o app come Komoot, Wikiloc, OruxMaps);
- mappe satellitari o catastali annotate;
- eventuali dichiarazioni di testimoni o altri cittadini;
- report di escursione (se l’osservazione è stata fatta durante attività guidata);
- documenti tecnici eventualmente già in proprio possesso (es. autorizzazioni, ordinanze, studi pregressi).
Tutti i file vanno nominati in modo chiaro e ordinato. Esempio: Foto_TorrenteX_07-07-2025_ore11.jpg
Modalità di invio
1. PEC (Posta Elettronica Certificata): la più efficace per validità giuridica e certezza di ricezione. È possibile scrivere anche da PEC personale verso PEC istituzionale.
2. Email ordinaria: accettabile solo in assenza di PEC. È preferibile usare un linguaggio più formale e chiedere una conferma di ricezione.
3. Protocollo cartaceo: da usare solo se strettamente necessario. In questo caso, è importante far timbrare una copia con data e firma dell’ente, che rimane al cittadino.
4. Moduli online: alcuni enti offrono piattaforme per la segnalazione. Vanno usati solo se prevedono un sistema di tracciamento o rilasciano ricevuta.
Invio a più enti contemporaneamente
È strategico inviare la segnalazione a tutti gli enti potenzialmente coinvolti (Comune, ARPA, Regione, Consorzio, Prefettura, Forze dell’Ordine, ecc.). È bene inserire nel testo la formula:
“La presente segnalazione è trasmessa anche agli altri enti competenti, in allegato in copia per conoscenza, affinché ciascuno possa attivare i propri poteri istruttori e sanzionatori.”
In sintesi: le 5 regole d’oro per una segnalazione che funziona
- Chiarezza: descrivi solo ciò che hai visto o documentato, senza iperboli.
- Precisione: indica luogo, data, ora e condizioni ambientali.
- Completezza: allega materiali utili, ma evita l’eccesso.
- Formalità: usa un linguaggio istituzionale, non polemico.
- Tracciabilità: conserva ricevute, protocolli e risposte.
La cittadinanza attiva non è un’opzione, è un dovere civico
Tutelare l’acqua significa tutelare la vita. Ogni fonte, ogni torrente, ogni fiume è un sistema vivente, una corrente di memoria e di futuro che attraversa il nostro territorio. Lasciarlo ammalarsi senza reagire è come rinunciare a un pezzo del nostro diritto a vivere in un ambiente sano, giusto e rispettato.
Segnalare un inquinamento non è un atto ostile, né un gesto da “esperti” o da attivisti radicali. È un atto di consapevolezza che può essere compiuto da chiunque: un cittadino, uno studente, un anziano che osserva dal balcone, un escursionista che scatta una foto. L’errore più grave non è inviare una segnalazione imperfetta. È restare in silenzio.
In Italia, molte delle più importanti bonifiche, indagini e riforme ambientali sono partite da una fotografia inviata a un Comune, da una PEC scritta in modo semplice ma determinato, da una denuncia civile che ha smosso le acque dell’indifferenza.
Attraverso questa guida, abbiamo cercato di offrire strumenti concreti e pratici, ma anche una visione più ampia: i corsi d’acqua non sono soltanto “problemi da gestire”, ma ecosistemi da custodire. E ciascuno di noi può diventare custode, sentinella, voce.
Non c’è bisogno di urlare per farsi ascoltare. Serve rigore, metodo e perseveranza. E soprattutto, non sentirsi mai soli. Perché ogni segnalazione ben fatta è un tassello che si unisce ad altri, fino a costruire una rete civica capace di cambiare le cose.
L’acqua, quando la si difende insieme, diventa anche strumento di giustizia.
📣 Vuoi fare la tua parte per difendere i corsi d’acqua italiani?
Ogni cittadino può diventare una sentinella attiva del territorio. Se hai osservato situazioni di inquinamento, degrado, morie di fauna, scarichi anomali o alterazioni del paesaggio fluviale, non restare in silenzio.
🔹 Hai bisogno di supporto per scrivere una segnalazione?
🔹 Vuoi approfondire il tema della tutela ambientale partecipata?
🔹 Sei un insegnante, un escursionista o un cittadino attento al territorio?
Contatta il Corpo Civico Nazionale delle Sentinelle dei Bacini Idrografici Italiani (CNSBII). Siamo una rete civica indipendente, attiva su tutto il territorio nazionale, al fianco dei cittadini che vogliono tutelare fiumi, torrenti, laghi, sorgenti e zone umide.
📩 Scrivici all’indirizzo PEC:info@cnsbii.it oppure via PEC cnsbii@pec.cnsbii.it
📞 Oppure contattaci telefonicamente:+39 389 027 9010
🌐 Scopri di più sul nostro sito ufficiale:
www.cnsbii.it
Perché l’acqua non ha voce. Ma può avere la tua.