Il 27 maggio 2025 l’Osservatorio Permanente sugli Utilizzi Idrici del Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale ha diffuso un nuovo bollettino, corredato da una sintesi dello scenario di severità idrica, che delinea un quadro preoccupante per il futuro della risorsa acqua nel Mezzogiorno. I dati provenienti da Campania e Basilicata evidenziano un contesto di forte deficit idrico, con invasi in sofferenza, sorgenti prossime ai minimi storici e una pressione crescente da parte degli usi civili, agricoli e industriali.
Il documento, discusso nella sede dell’Autorità di Bacino Distrettuale, è frutto dell’elaborazione congiunta di enti gestori, agenzie ambientali e protezione civile regionale, tra cui ARPAC, Regione Campania, Regione Basilicata, GORI S.p.A., Alto Calore Servizi S.p.A., Acquedotto Pugliese, ANBI e altri soggetti tecnici.
Invasi al limite: i dati confermano un deficit persistente
Uno dei dati più allarmanti riguarda la disponibilità degli invasi principali, da cui dipende buona parte dell’approvvigionamento idrico potabile e irriguo. Nella giornata di rilevazione del 20 maggio 2025, gli invasi del comparto Campania Centrale risultano carichi solo al 33% della capacità utile, mentre quelli della Campania Occidentale si attestano intorno al 51%, ben al di sotto delle medie stagionali degli ultimi cinque anni .
Situazione ancora più critica si riscontra nel comparto Basilicata-Campania dove gli invasi principali sono fermi al 48%, con alcuni impianti che evidenziano una tendenza regressiva, nonostante l’assenza di interruzioni nella distribuzione idrica. Le previsioni a breve termine non indicano miglioramenti, con il rischio concreto che il mese di giugno possa segnare un ulteriore abbassamento dei livelli disponibili .
Scenario di severità idrica: i territori a rischio
Lo scenario delineato dall’Osservatorio conferma l’evoluzione negativa della crisi idrica su vasta scala. Il documento riporta una valutazione per ambito, classificando i territori in base al livello di “severità idrica”. In Campania, l’ambito Campania Centrale è stato classificato con livello di severità media, mentre per la Campania Occidentale il livello è basso. Tuttavia, è importante sottolineare che questo dato riflette solo la fotografia attuale e non tiene conto del trend negativo che, già a partire da aprile, ha visto un progressivo abbassamento delle portate in molte sorgenti.
Per quanto riguarda la Basilicata, lo scenario è ancora più preoccupante: la Valle del Basento e il comparto dell’Alto Bradano sono indicati come territori a severità idrica elevata, con conseguenze potenzialmente gravi sull’irrigazione, sulla disponibilità potabile e sugli ecosistemi locali.
L’indicatore di severità si basa su quattro parametri fondamentali:
- Precipitazioni cumulate;
- Livelli dei corpi idrici superficiali;
- Portate sorgive;
- Disponibilità idrica negli invasi.
La combinazione di questi fattori ha portato l’Osservatorio a evidenziare che l’intero Distretto dell’Appennino Meridionale si avvia verso una fase di criticità strutturale, con eventi siccitosi sempre più frequenti e intensi.
L’importanza delle ordinanze sindacali e del risparmio idrico
Tra le azioni ritenute più urgenti dall’Osservatorio, vi è la necessità di attuare ordinanze sindacali contingibili e urgenti, secondo quanto previsto dall’art. 54 del D.lgs. 267/2000. Queste ordinanze, già adottate in diversi Comuni nei mesi precedenti, possono servire a:
- limitare gli sprechi domestici e agricoli;
- scoraggiare l’uso improprio dell’acqua potabile;
- prevedere turnazioni o sospensioni programmate in caso di emergenza.
È altrettanto rilevante il ruolo della comunicazione verso i cittadini: secondo le indicazioni emerse durante il tavolo tecnico, è necessario attivare campagne di informazione pubblica per responsabilizzare la popolazione, promuovere il risparmio idrico quotidiano e diffondere buone pratiche di gestione della risorsa. Il sito ufficiale dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale e i canali delle amministrazioni comunali possono costituire strumenti utili per la diffusione di avvisi, aggiornamenti e misure operative.
Le sorgenti storiche in sofferenza: un patrimonio a rischio
Tra i dati più allarmanti emergono le condizioni delle sorgenti più rilevanti del bacino dell’Appennino Meridionale. In particolare, le sorgenti di Cassano Irpino, Fizzo, Calore e Basso Sele presentano valori inferiori alle medie storiche, in alcuni casi vicini ai minimi registrati nel periodo 2001–2024.
- Cassano Irpino, da sempre considerata la “madre” delle sorgenti irpine, sta evidenziando un deficit idrico persistente. Ciò nonostante gli investimenti degli ultimi anni, che però non hanno potuto contrastare la ridotta capacità di ricarica naturale del bacino.
- Anche le sorgenti del Calore e del Basso Sele registrano portate deboli. Questi dati, associati all’uso intensivo dell’acqua da parte dei gestori idrici, mettono in evidenza l’insostenibilità del prelievo attuale in mancanza di piogge abbondanti.
La criticità di queste sorgenti non è solo una questione di approvvigionamento idrico, ma riguarda anche la salvaguardia degli ecosistemi fluviali e del paesaggio rurale, legati da secoli a un rapporto equilibrato con le acque sorgive.
Il ruolo dei gestori: prelievi straordinari e criticità nelle reti
Nel bollettino viene fatto esplicito riferimento al comportamento dei gestori idrici. In particolare:
- GORI S.p.A., che serve un vasto territorio della provincia di Napoli e parte della provincia di Salerno, ha segnalato l’attivazione straordinaria di fonti idriche, finalizzata a soddisfare una domanda in crescita costante, soprattutto nei centri urbani. Questa manovra, sebbene necessaria, ha determinato un ulteriore squilibrio tra domanda e risorsa disponibile, creando uno stress notevole su sorgenti già fragili e sulle reti di distribuzione.
- Alto Calore Servizi S.p.A., gestore per gran parte della provincia di Avellino e parte del beneventano, ha evidenziato un abbassamento delle portate del fiume Calore, fonte essenziale per il rifornimento di molti Comuni interni. Anche in questo caso, il quadro è aggravato dalle perdite di rete, che in alcune aree superano ancora il 50% dell’acqua immessa.
Entrambe le realtà si trovano dunque a operare in un contesto dove l’acqua disponibile non è più sufficiente a garantire i livelli di servizio precedenti, e dove l’emergenza climatica impone una revisione radicale dei modelli di consumo, manutenzione e gestione.
Misure urgenti e responsabilità collettive: la chiamata dell’Osservatorio
Alla luce del quadro descritto, l’Osservatorio Permanente sugli Utilizzi Idrici ha formulato una serie di raccomandazioni operative, che costituiscono una sorta di vademecum per affrontare l’attuale crisi idrica in maniera condivisa e immediata:
- Evitare l’irrigazione nelle ore centrali della giornata, riducendo così l’evaporazione e ottimizzando i consumi.
- Intensificare i controlli per contrastare allacci abusivi e sprechi, anche attraverso l’uso di nuove tecnologie di rilevamento.
- Adottare ordinanze sindacali contingibili e urgenti ai sensi dell’art. 54 del D.lgs. 267/2000, soprattutto nei comuni più colpiti, per limitare gli usi non essenziali della risorsa idrica.
- Avviare campagne informative, rivolte sia ai cittadini che agli operatori economici, per promuovere una cultura del risparmio idrico e della responsabilità ambientale.
- Pianificare con urgenza interventi strutturali sulle reti di distribuzione, privilegiando la manutenzione straordinaria nei punti di maggiore perdita.
Tali misure rappresentano un tentativo concreto di prevenire l’inasprimento della crisi idrica nei mesi estivi, dove il fabbisogno idrico aumenta e le riserve tendono a ridursi drasticamente.
Il ruolo del CNSBII e la necessità di una cittadinanza idrica
Il Corpo Nazionale delle Sentinelle dei Bacini Idrografici Italiani (CNSBII), che da tempo monitora e segnala situazioni critiche sui corpi idrici superficiali del Sud, rilancia con forza l’esigenza di una mobilitazione collettiva e consapevole. Il nostro impegno – in quanto osservatori civici, guide naturalistiche e promotori della tutela ambientale – non si limita alla denuncia, ma mira alla formazione di una cittadinanza attiva, capace di:
- Comprendere la complessità dei fenomeni idrici in atto;
- Valutare con spirito critico le scelte dei gestori e delle istituzioni;
- Diventare parte attiva nei processi decisionali, attraverso segnalazioni, proposte e attività di sensibilizzazione.
In questo senso, la lettura attenta dei bollettini ufficiali, come quello del 27 maggio 2025, deve diventare un’abitudine collettiva. Solo così si può costruire una coscienza territoriale all’altezza delle sfide ambientali del nostro tempo.
Il rischio concreto è che, di fronte a dati ormai consolidati, si continui a considerare l’acqua come risorsa illimitata, delegando la sua gestione a soggetti terzi senza partecipazione.
Occorre invece ripensare l’intero sistema, promuovendo:
- Scelte politiche coraggiose e fondate su dati oggettivi;
- Incentivi a comportamenti virtuosi, anche nelle scuole e nelle imprese;
- Forme di democrazia ambientale, dove cittadini e istituzioni agiscono insieme per la tutela del bene comune.
L’acqua non è un accessorio, né un privilegio. È una risorsa essenziale e insostituibile, che dobbiamo proteggere oggi, se vogliamo garantirla domani.
📎 Puoi consultare i documenti ufficiali dell’Osservatorio direttamente dai seguenti link: